giovedì 17 settembre 2015

Sulla transazione TME e l'incenerimento dei rifiuti

Sfortunatamente la pratica di calendarizzare i consigli comunali e le capigruppo in orario lavorativo continua ed in alcune circostanze questa scelta può impedire la presenza ad alcuni consiglieri, come il nostro, che non ha potuto essere presente ad entrambi i consigli di questa settimana, fatti in due giorni consecutivi.
La nostra posizione è già stata espressa in passato, ma oggi viene rafforzata con maggiore consapevolezza dalla nostra seppur breve esperienza: consigli comunali in orario di lavoro hanno la naturale conseguenza di impedire la presenza di cittadini interessati (ad eccezione ovviamente dei disoccupati o dipendenti part-time) ed il risparmio tanto sbandierato dovrebbe essere verificato visto che ogni volta che viene indetto un consiglio comunale vengono rimborsate, per legge, ai datori di lavoro dei consiglieri presenti, le ore di lavoro “non lavorate” ed il viaggio.
Sarebbe quindi necessario fare un rapporto tra il costo del personale comunale necessario ed il costo dei consiglieri comunali presenti ad ogni CC per comprendere se questa scelta è effettivamente così vantaggiosa,anche perché al di là di un possibile risparmio economico, si impedisce di fatto ai consiglieri di partecipare all'attività amministrativa e ai cittadini di essere rappresentati.
Dopo questa doverosa premessa vogliamo esprimere la nostra posizione, almeno pubblicamente, sull'accordo tra i Comuni di Massarosa, Pietrasanta, CAV e TME in merito all'inceneritore di Falascaia.
Volendo guardare a questo accordo dal mero punto di vista economico non si può che confermare la bontà della transazione: già prima della sentenza avevamo un conto in sospeso da oltre 15 milioni, una sentenza favorevole è quantomeno difficile da incamerare e la cifra da pagare sarebbe stata ancora superiore e senza accordo con il CAV da dividere interamente tra i due comuni.
Siamo però a fare politica, possibilmente buona politica, e da questo punto di vista c'è molto di negativo da dire, in primis sulla scelta scellerata di incenerire i rifiuti, idea che pare essere ritornata anche oggi in voga, nonostante l'Europa suggerisca di smettere di incenerire dal 2020 (ovvero prima del termine dell'ammortamento di un qualsiasi inceneritore in costruzione oggi, o magari addirittura prima del termine dei lavori di costruzione) e paesi poco attenti all'ambiente come gli Stati Uniti abbiano capito l'errore e stiano tornando indietro. Succede però che nel nostro paese si arrivi tardi su molte cose e su quelle sbagliate si continui a sbagliare.
Un inceneritore poi difeso da destra e sinistra, che è stato chiuso grazie all'impegno dei comitati e dei cittadini che non si sono arresi alle logiche della mala-politica che con frasi infelici ha cercato di farci digerire un “forno” come se fosse una struttura in cui le cose entravano e quasi per magia scomparivano. E mentre i paesi, le regioni e le amministrazioni locali con una visione del futuro ed un vero e profondo senso di rispetto per l'ambiente e la salute umana progettavano modi sostenibili di gestire i rifiuti, da noi si dimostrava una mentalità da preistoria ed una visione del futuro a distanza di qualche settimana, o magari qualche poltrona.
Pensiamo che l'inceneritore di Pietrasanta, spacciato per indispensabile, sia stato un vero e proprio business. Non è stato così per ingegneri che hanno percepito somme ingenti per i collaudi? Per i partiti che di facciata lo attaccavano, ma che non hanno fatto tutto il possibile per non farlo aprire, o farlo chiudere? Non è stato così per i responsabili tecnici dell'impianto, ma che il processo ha etichettato come irresponsabili?
E cosa dire delle società, che hanno speculato sulla salute dei cittadini, interessate solo ai ricavi milionari dalla vendita dell'energia elettrica ottenuta bruciando rifiuti (e spesso gas metano) pagati in bolletta dagli stessi cittadini avvelenati dalle emissioni tossiche?
Attendiamo che emergano le informazioni relative alle indagini epidemiologiche sul vecchio e nuovo inceneritore (perché gli errori per farli bene, si fanno due volte), ma basta vedere lo stato di salute della zona di Falascaia, che avrebbe bisogno di una profonda opera di bonifica a costi proibitivi, per capire che il danno fanno è irreparabile.
Ogni agricoltore, piccolo o grande che sia il proprio terreno, ha subito un danno da queste scelte, così come la comunità, che avrebbe potuto consumare prodotti a km 0 di qualità, ma adesso non più.
La nostra comunità ha quindi pagato molte volte ed in diversi modi diversi un costo per queste scelte, economico ma ancora di più sociale e sanitario, quanto dovremo ancora pagare? La possibilità, paventata a livello regionale, della costruzione di due nuovi inceneritori in Toscana ci spaventa, sia perché rappresenta un modo di pensare arcaico, sia per la mancata visione d'insieme della nostra classe politica.
Auspichiamo che una battaglia seria per la raccolta differenziata pesata e la strategia rifiuti zero sia abbracciata da tutte le forze politiche, per non dover pagare nuovamente i costi di chi dell'ambiente e del nostro futuro non ha interesse.  

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