Sfortunatamente la pratica di calendarizzare i consigli comunali e
le capigruppo in orario lavorativo continua ed in alcune circostanze
questa scelta può impedire la presenza ad alcuni consiglieri, come
il nostro, che non ha potuto essere presente ad entrambi i consigli
di questa settimana, fatti in due giorni consecutivi.
La nostra
posizione è già stata espressa in passato, ma oggi viene rafforzata
con maggiore consapevolezza dalla nostra seppur breve esperienza:
consigli comunali in orario di lavoro hanno la naturale conseguenza
di impedire la presenza di cittadini interessati (ad eccezione
ovviamente dei disoccupati o dipendenti part-time) ed il risparmio
tanto sbandierato dovrebbe essere verificato visto che ogni volta che
viene indetto un consiglio comunale vengono rimborsate, per legge, ai
datori di lavoro dei consiglieri presenti, le ore di lavoro “non
lavorate” ed il viaggio.
Sarebbe quindi necessario fare un
rapporto tra il costo del personale comunale necessario ed il costo
dei consiglieri comunali presenti ad ogni CC per comprendere se
questa scelta è effettivamente così vantaggiosa,anche perché al di
là di un possibile risparmio economico, si impedisce di fatto ai
consiglieri di partecipare all'attività amministrativa e ai
cittadini di essere rappresentati.
Dopo questa doverosa premessa
vogliamo esprimere la nostra posizione, almeno pubblicamente,
sull'accordo tra i Comuni di Massarosa, Pietrasanta, CAV e TME in
merito all'inceneritore di Falascaia.
Volendo guardare a questo
accordo dal mero punto di vista economico non si può che confermare
la bontà della transazione: già prima della sentenza avevamo un
conto in sospeso da oltre 15 milioni, una sentenza favorevole è
quantomeno difficile da incamerare e la cifra da pagare sarebbe stata
ancora superiore e senza accordo con il CAV da dividere interamente
tra i due comuni.
Siamo però a fare politica, possibilmente
buona politica, e da questo punto di vista c'è molto di negativo da
dire, in primis sulla scelta scellerata di incenerire i rifiuti, idea
che pare essere ritornata anche oggi in voga, nonostante l'Europa
suggerisca di smettere di incenerire dal 2020 (ovvero prima del
termine dell'ammortamento di un qualsiasi inceneritore in costruzione
oggi, o magari addirittura prima del termine dei lavori di
costruzione) e paesi poco attenti all'ambiente come gli Stati Uniti
abbiano capito l'errore e stiano tornando indietro. Succede però che
nel nostro paese si arrivi tardi su molte cose e su quelle sbagliate
si continui a sbagliare.
Un inceneritore poi difeso da destra e
sinistra, che è stato chiuso grazie all'impegno dei comitati e dei
cittadini che non si sono arresi alle logiche della mala-politica che
con frasi infelici ha cercato di farci digerire un “forno” come
se fosse una struttura in cui le cose entravano e quasi per magia
scomparivano. E mentre i paesi, le regioni e le amministrazioni
locali con una visione del futuro ed un vero e profondo senso di
rispetto per l'ambiente e la salute umana progettavano modi
sostenibili di gestire i rifiuti, da noi si dimostrava una mentalità
da preistoria ed una visione del futuro a distanza di qualche
settimana, o magari qualche poltrona.
Pensiamo che
l'inceneritore di Pietrasanta, spacciato per indispensabile, sia
stato un vero e proprio business. Non è stato così per ingegneri
che hanno percepito somme ingenti per i collaudi? Per i partiti che
di facciata lo attaccavano, ma che non hanno fatto tutto il possibile
per non farlo aprire, o farlo chiudere? Non è stato così per i
responsabili tecnici dell'impianto, ma che il processo ha etichettato
come irresponsabili?
E cosa dire delle società, che hanno
speculato sulla salute dei cittadini, interessate solo ai ricavi
milionari dalla vendita dell'energia elettrica ottenuta bruciando
rifiuti (e spesso gas metano) pagati in bolletta dagli stessi
cittadini avvelenati dalle emissioni tossiche?
Attendiamo che
emergano le informazioni relative alle indagini epidemiologiche sul
vecchio e nuovo inceneritore (perché gli errori per farli bene, si
fanno due volte), ma basta vedere lo stato di salute della zona di
Falascaia, che avrebbe bisogno di una profonda opera di bonifica a
costi proibitivi, per capire che il danno fanno è
irreparabile.
Ogni agricoltore, piccolo o grande che sia
il proprio terreno, ha subito un danno da queste scelte, così come
la comunità, che avrebbe potuto consumare prodotti a km 0 di
qualità, ma adesso non più.
La nostra comunità ha quindi
pagato molte volte ed in diversi modi diversi un costo per queste
scelte, economico ma ancora di più sociale e sanitario, quanto
dovremo ancora pagare? La possibilità, paventata a livello
regionale, della costruzione di due nuovi inceneritori in Toscana ci
spaventa, sia perché rappresenta un modo di pensare arcaico, sia per
la mancata visione d'insieme della nostra classe
politica.
Auspichiamo che una battaglia seria per la
raccolta differenziata pesata e la strategia rifiuti zero sia
abbracciata da tutte le forze politiche, per non dover pagare
nuovamente i costi di chi dell'ambiente e del nostro futuro non ha
interesse.
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