lunedì 24 febbraio 2014

Regione Vs Parco Apuane: il nuovo piano paesaggistico.


Il MoVimento 5 Stelle Versilia Storica non ritiene più accettabile che, alle rare iniziative intelligenti e lungimiranti della Regione Toscana, facciano eco le repliche di personaggi alquanto compromessi con gli interessi locali.


Da tutti potevamo aspettarci una levata di scudi sul piano paesaggistico della Regione, al quale crederemo solo quando lo vedremo applicare, ma un personaggio come Verona farebbe bene ad evitare certi scivoloni.
Costruiremo un'Italia migliore quando smetteremo di avere politici con evidenti conflitti d'interesse come lui. Verona, dipendente Henraux "in aspettativa" ha tre incarichi con le relative poltrone: vice sindaco di Stazzema, presidente dell'Unione dei Comuni e un posto come consigliere all'UNCEM, retribuito.
Per quanto riguarda l'occupazione ricordiamo i dati: dal 2001 al 2008 nella provincia di Lucca si sono persi 1200 posti prima della crisi, mentre negli ultimi 2 anni altri 500 posti quasi tutti nel distretto apuo-versiliese. Un'incredibile emorragia.
Aumenta il volume estratto che viene venduto direttamente in blocchi, la maggior parte all'estero, con buona pace della filiera locale inesistente. Aumentano i granulati che rappresentano la frantumazione delle Apuane (Querceta Alimac e Nutarelli, zone industriali a due passi dal centro Querceta), mentre i cittadini si vedono sparire le montagne, non riscontrano alcun beneficio economico sul territorio e pagano di tasca propria le buche sulle strade, distrutte dai camion e privatizzate.
In un Parco serio l'ambiente è un patrimonio che crea posti di lavoro, basta vedere in Valtellina e nelle altre regioni. Qui invece nessuno ha avuto il coraggio di scrivere un piano estrattivo perché tutti succubi di un manipolo di imprenditori del marmo.
A Seravezza per l'ultima cava aperta avevano promesso 7 posti: attualmente alla Macchietta lavorano in 4, e le ultime assunzioni sono tutti da Massa, con il sindaco di Seravezza che non fa una piega.
Comunque Verona è in buona compagnia, anche il vice presidente del parco Sauro Mattei è dipendente Henraux, siamo al ridicolo.


La monocultura del marmo l'avete inventata voi cari vecchi politici perché vi fa comodo. E' sicuramente molto più facile e gratificante andare a braccetto con il potere economico, si guadagna in salute e in carriera.
Venti anni di parco in altre regioni hanno fatto rivoluzioni, qui grazie alla politica di interessi trasversali solo complicazioni.

E' ora di girare pagina, il MoVimento dei cittadini non vi sopporta più. 

MoVimento 5 Stelle Versilia Storica

domenica 23 febbraio 2014

Interrogazione Discarica ExCavaViti/ExCavaFornace



Atto n. 4-01703 Pubblicato il 13 febbraio 2014, nella seduta n.192
BOTTICI , AIROLA , BERTOROTTA , CAPPELLETTI , DONNO , FUCKSIA , LEZZI , LUCIDI , MANGILI , MORONESE , MORRA , MUSSINI , PAGLINI , PUGLIA , TAVERNA , VACCIANO -

Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare
Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
nel comune di Montignoso (Massa e Carrara) presso l'ex cava Fornace in località Porta dal 1939 sino alla fine degli anni '80 si è estratto minerale di calcio. Agli inizi degli anni '90, e più precisamente il 12 dicembre 1991 e il 15 giugno 1992, la commissione regionale tecnica-amministrativa e la conferenza regionale autorizzarono, presso l'oramai ex cava, la realizzazione di una discarica di seconda categoria per rifiuti speciali provenienti dalle lavorazioni lapidee;
a seguire le amministrazioni provinciali di Massa Carrara e Lucca con le determinazioni dirigenziali n. 1159/92 e n. 265/93 autorizzarono, anch'esse, la realizzazione della discarica, così come indicato dagli organismi regionali, per lo smaltimento esclusivo di residui delle lavorazioni lapidee (marmettola);
il 22 giugno 1992 viene costituita la MAR Srl e nel suo statuto fondativo si legge testualmente: "La società ha per oggetto la raccolta, il trattamento, lo smaltimento e il recupero dei reflui e dei residui delle lavorazioni del marmo e dei materiali lapidei, nonché lo studio, la ricerca e l'applicazione di nuove tecnologie per la lavorazione ed il riciclo dei prodotti reflui e residui e comunque la ricerca degli effetti sull'ambiente delle lavorazioni lapidee e la loro prevenzione e la loro eliminazione (…) Le quote societarie devono appartenere almeno per il 60 per cento a Enti Pubblici, sia al momento costitutivo che in ogni momento della sua esistenza";
la MAR presenta, in data 17 giugno 1996, un progetto per la realizzazione all'interno della ex cava di una discarica sperimentale di seconda categoria tipo B per lo smaltimento dei residui di marmo e granito, la marmettola, provenienti dal comprensorio apuo-versiliese approvato sia dalla Provincia di Massa Carrara (determinazione dirigenziale n. 8576/97 del 7 agosto 1997) sia da quella di Lucca (determina dirigenziale n. 107/97 del 4 ottobre 1997);
precedentemente, il 9 ottobre 1995, la MAR aveva stipulato una convenzione con un'altra società, la RI.MA.VI. Srl, per la realizzazione e la gestione della discarica;
l'autorizzazione per l'inizio dell'attività di conferimento arriva 3 anni dopo, il 24 agosto 2000, con la determinazione dirigenziale n. 8629 a firma del dirigente Giovanni Menna. L'autorizzazione ha valore solo per la parte di competenza della Provincia di Massa Carrara in quanto quella di Lucca non la concede. Nel medesimo documento si prende atto che, a seguito della convenzione stipulata tra la società MAR e la società RI.MA.VI., sarà quest'ultima a gestire la discarica;
il 2 febbraio dell'anno successivo, a seguito della presentazione di un progetto di estensione dei rifiuti conferibili in discarica, con la determina dirigenziale n. 8509, sempre a firma del dirigente Giovanni Menna e sempre solo per parte del Comune di Montignoso, viene autorizzata, la possibilità di conferimento, oltre alla marmettola (codice CER 010406), dei seguenti rifiuti: materiali da costruzione a base di amianto (CER 170105); materiali isolanti contenenti amianto (CER 170601); terre e rocce provenienti da zone sottoposte a messa in sicurezza o bonifica di siti inquinati (CER 170501); terre di dragaggio provenienti dalle pulizie dei corsi d'acqua, portuali e lagunari (CER 170502);
di conseguenza viene concesso tutto quello che la Società aveva richiesto. Ma 20 giorni dopo questa strabordante concessione, il dottor Menna si accorge che nel concedere quanto richiesto non erano stati riportati compiutamente a verbale alcuni interventi di membri della conferenza dei servizi e ciò aveva comportato la successiva presentazione di osservazioni scritte da parte di ARPAT, Dipartimento provinciale di Massa Carrara, ASL 1 U.F. e ASL 1 - ufficio prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro). A seguito di ciò il dirigente è costretto a rettificare, tramite la determinazione dirigenziale n. 8523, la concessione, eliminando i materiali isolanti contenenti amianto;
per gli altri 3 materiali vengono poste delle prescrizioni molto restrittive. Le terre e rocce, identificabili con il codice CER 170501, non devono provenire da zone sottoposte a messa in sicurezza o bonifica di siti inquinati; le terre di dragaggio, identificabili con il codice CER 170502, sono quelle provenienti dalla pulizia dei corsi d'acqua escluse quelle delle aree portuali e lagunari; lo smaltimento dei materiali da costruzione a base di amianto, identificabili con il codice CER 170105, resta subordinato alla predisposizione, da parte della ditta RI.MA.VI., di un apposito spazio separato all'interno del corpo della discarica;
l'amministrazione provinciale di Lucca, contrariamente a quanto fatto da quella di Massa, non autorizza alcun conferimento, anzi, con la determinazione dirigenziale del 19 novembre 2002, rinnova il diniego all'esercizio anche per lo smaltimento della marmettola, in quanto dalle conclusioni derivanti dall'istruttoria emerge che lo stato delle opere non è conforme al progetto approvato e la carenza dei presupposti necessari per il rilascio dell'autorizzazione, ovvero l'iscrizione all'albo da parte della RI.MA.VI.;
il 27 febbraio 2003, l'amministrazione provinciale di Massa Carrara, con la determinazione dirigenziale n. 8531, sentito il parere della conferenza provinciale di gestione dei rifiuti, non accoglie la richiesta della RI.MA.VI. di conferire in discarica, oltre a quelli già autorizzati, i seguenti rifiuti: rifiuti stabilizzati non pericolosi (codice CER 190305); altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti (codice CER 191212); imballaggi in materiali misti (codice CER 150106); rifiuti ingombranti (codice CER 200307);
il 23 luglio 2003 (determinazione dirigenziale n. 173) il dirigente dell'Ufficio ambiente della Provincia di Lucca, a seguito della presentazione di un nuovo progetto di adeguamento della discarica non autorizza "il conferimento dei rifiuti derivanti dalla lavorazione del marmo e al materiale inerte di risulta dei trattamenti dei rifiuti alluvionali già giacenti "ritenendo il sito non idoneo per la realizzazione di una discarica per rifiuti non pericolosi";
contemporaneamente, in questo nuovo progetto, la RI.MA.VI. comunica alle amministrazioni provinciali che nella gestione della discarica subentra la ditta Furia Srl di Fidenza;
a parere degli interroganti va precisato che alla fine del 2003 si assiste ad un passaggio importante per la discarica ossia la Provincia di Massa Carrara, a seguito della transcodifica dei codici CER di cui alla legge n. 443 del 21 dicembre 2001, aveva provveduto a riclassificare nel seguente modo i codici già autorizzati: rifiuti della lavorazione della pietra (marmettola), da CER 010406 a CER 010413; terra e rocce, da CER 170501 a CER 170504; minerali (ad esempio sabbia e rocce), da CER 170501 a CER 191209; fanghi di dragaggio, da CER 170502 a CER 170506; materiali da costruzione contenenti amianto, da CER 170105 a CER 170605*;
con nota n. 27273/2428 amb. del 10 settembre 2002 la medesima Provincia aveva comunicato al gestore la nuova codificazione precisando che "il CER 191209 è da intendersi esclusivamente ai rifiuti di natura minerale e/o lapidea caratterizzabili come rifiuti inerti e derivati da processi di frantumazione meccanica, macinazione e vagliatura e che per quanto riguarda il CER 170605* essendo classificato come pericoloso, resta sospeso fino al recepimento della direttiva 1999/31/CE sulle discariche";
in data 18 febbraio 2003 è pervenuta alla Provincia di Massa Carrara la nota n. 1516/RIBO/DI/R, datata 18/02//03, del direttore generale Servizio rifiuti e bonifiche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avente ad oggetto "Discarica di Cava Fornace" con la quale si sottolinea che a seguito di accertamenti fatti svolgere a tecnici ministeriali, risulterebbero notevoli elementi di rischio geomorfologico ed idrogeologico, riferiti alle caratteristiche generali del sito della discarica e delle aree circostanti;
nelle premesse iniziali della successiva determinazione dirigenziale n. 8732 del 17 dicembre 2003 l'amministrazione provinciale di Massa Carrara comunica al richiedente, ovvero alla società RI.MA.VI., che "sentito il parere dei membri della Conferenza Provinciale di Gestione dei Rifiuti nella seduta del 21 febbraio 2003", la concessione di altri codici "non è stata accolta";
nella stessa determinazione si legge anche "che nel verbale della Conferenza Provinciale di Gestione Rifiuti del 20 novembre 2003 è stato sottolineato che l'impermeabilizzazione del fondo non è conforme a discariche per rifiuti pericolosi e non pericolosi secondo quando prevede il decreto legislativo 36/03 (…) e che il sito, costituito da rocce calcaree molto fratturate, non è idoneo per discariche per rifiuti pericolosi e non pericolosi";
tale determinazione è stata oggetto di ricorso amministrativo (REG. RIC. 416/2004) da parte di RI.MA.VI., poi respinto mediante la sentenza n. 2618/2005 Reg. Sent. Tra i motivi del respingimento, oltre all'insufficiente impermeabilizzazione e la delicatezza del sito, spiccano la presenza di sorgenti a valle alimentanti e l'area di pregio, riferendosi al lago di Porta, sito di interesse comunitario immediatamente adiacente la discarica inserito nella rete conservativa "Natura 2000";
di conseguenza il dirigente provinciale del settore Ambiente dell'epoca, ingegner Franco Fini, emette la determinazione dirigenziale che, testualmente, dice: "la discarica ex cava Viti, ubicata in via Aurelia Km. 373, nel Comune di Montignoso, per le motivazioni su esposte e che qui si intendono integralmente trascritte, non può essere classificata né per rifiuti pericolosi né per rifiuti non pericolosi in virtù del decreto legislativo 36/03, per cui viene classificata discarica per rifiuti inerti". Aggiunge, inoltre, "che il rifiuto identificato col codice CER 170605*, materiale da costruzione contenente amianto, il cui smaltimento era stato sospeso, non è più ammesso al conferimento in discarica in quanto materiale pericoloso non conferibile in discarica per inerti";
stesso diniego, per le stesse motivazioni, è emanato dalla Provincia di Lucca il 9 gennaio 2004, non approvando il piano di adeguamento presentato dalla società RI.MA.VI;
nel mese di giugno dello stesso anno, in una riunione tenutasi presso la sede della Regione Toscana, presenti i Comuni e le Province coinvolti e il Ministero dell'ambiente si era convenuto sul fatto che le criticità ambientali dell'area non consentissero la possibilità di estendere le tipologie di rifiuti conferibili nella discarica e sull'opportunità di procedere al recupero del sito individuando forme di rinaturalizzazione e riqualificazione ambientale;
il 24 agosto 2005, il dirigente del settore ambiente di Massa Carrara, dottor Giorgio Matellini, su domanda di rinnovo all'esercizio di gestione della discarica presentata dalla RI.MA.VI., emette la determinazione dirigenziale n. 8714 e nell'accogliere l'istanza ribadisce, ancora una volta, che la discarica è autorizzata allo smaltimento di inerti ed autorizza il deposito in discarica dei rifiuti identificati con i seguenti codici: rifiuti derivanti dalla lavorazione della pietra (marmettola) (CER 010413); terre e rocce (purché non provenienti da siti contaminati e/o di bonifica) (CER 170504); fanghi di dragaggio (esclusivamente provenienti dalle pulizie di corsi d'acqua con esclusione delle aree portuali e lagunari) (CER 170506); minerali (ad esempio sabbie e rocce) (CER 191209);
questa determinazione ha validità fino al 31 dicembre 2005. Successivamente a questa data è possibile smaltire solo il rifiuto relativo al codice CER 010413, ovvero la marmettola;
nella determinazione del 24 gennaio 2006 (n. 8540), emessa dal dirigente provinciale di Massa Carrara, dottor Giorgio Matellini, si prende atto dell'avvenuta variazione della ragione sociale della società RI.MA.VI. Srl in Programma ambiente Apuane SpA;
anche la Provincia di Lucca, in data 18 aprile 2006, prende atto dell'avvenuta variazione e, nonostante gli avvenuti lavori di impermeabilizzazione del fondo eseguiti nel frattempo, con determina di autorizzare in discarica solo lo smaltimento di marmettola, negando la possibilità di conferire altri tipi di rifiuti, poiché "non compatibili con quanto stabilito dagli atti di approvazione del progetto dell'impianto: determinazione dirigenziale n. 88 del 7 agosto 1997 e successive modifiche ed integrazioni dalle DD n. 259/02, n. 173/03 e n. 2/04";
nel giugno 2006, nonostante tutte le determinazioni che avevano sempre ribadito che l'unica possibilità di funzionamento della discarica, stante la natura del sottosuolo, era quella di utilizzo per lo smaltimento di rifiuti classificati come inerti, Programma ambiente Apuane inoltra all'amministrazione provinciale di Massa Carrara un'istanza nella quale si chiede la variazione di categoria da discarica per inerti a quella per rifiuti speciali non pericolosi;
con decreto Dirigenziale n. 8746 dell'8 settembre 2006 la Provincia di Massa Carrara autorizza la variante in corso d'opera che consiste nella suddivisione del lotto "A" in due sottolotti definiti "A1" e "A2" e l'inserimento di teli bentonitici e in HDPE, di attivare il procedimento di valutazione di impatto ambientale (VIA), relativamente alla riclassificazione concedendo, inoltre, il riconfinamento in sicurezza dei rifiuti irregolarmente conferiti in precedenza dalla RI.MA.VI. SpA.;
con decreto dirigenziale n. 8634 del 30 maggio 2007 la Provincia di Massa Carrara emette provvedimento conclusivo della procedura di verifica ai sensi dell'articolo 11 della legge regionale n. 79 del 1998 escludendo, inspiegabilmente, il progetto di riclassificazione della discarica dalla procedura di VIA;
dopo una serie di interventi di impermeabilizzazione del fondo della cava e dietro presentazione di relazioni tecniche di parte inoltrate dalla società Programma ambiente Apuane, senza attivare altre modalità di valutazione, ignorando tutte le precedenti decisioni, l'amministrazione provinciale di Massa Carrara, con la determinazione dirigenziale n. 8691 del 16 luglio 2007, procede alla riclassificazione della discarica, autorizzando lo smaltimento di rifiuti denominati "non pericolosi" e corrispondenti al seguenti codici CER: 1° aprile 2013 cioè rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra; 17 maggio 2004 cioè terre e rocce; 17 maggio 2006 cioè fanghi di dragaggio; 19 dicembre 2009 cioè minerali (ad esempio sabbia e rocce); 17 giugno 2005* cioè materiali di costruzione amianto;
il 31 ottobre 2007 il comitato dei cittadini contro la riclassificazione depositava presso il Tribunale amministrativo regionale di Firenze ricorso avverso la Provincia di Massa Carrara, chiedendo l'annullamento di tale ultima determinazione. Il ricorso, firmato da oltre 270 cittadini, era valido anche a seguito di "ogni atto presupposto, conseguente o comunque connesso, ancorché non conosciuto";
il TAR toscano con sentenza n. 215 del 2009 rigetta il ricorso in quanto non è stata prodotta la prova di concreti rischi di cedimento imputabili alla natura carsica dell'area e quindi di inquinamento. Il TAR conclude che comunque, laddove il giudice disponesse di una consulenza tecnica in merito, verrebbe indebitamente a sostituirsi all'amministrazione provinciale nell'effettuare valutazioni di merito che le sono proprie;
dopo le pressioni fatte dal comitato dei cittadini e da varie associazioni ambientaliste la Provincia avvia un'Inchiesta Pubblica sul nuovo progetto di completamento della discarica, oggetto del procedimento di VIA;
il procedimento, iniziato il 4 dicembre 2008, termina il 1° luglio 2009. Le conclusioni vengono riassunte nel "parere finale" espresso dal "Comitato incaricato del procedimento di inchiesta pubblica", consultabile unitamente al "rapporto finale" sul sito del garante per l'informazione nei procedimenti di VIA della Provincia di Massa Carrara;
nel "parere finale" e, ancor di più, nel "rapporto finale", al quale sono allegati tutti i documenti prodotti durante l'Inchiesta Pubblica, appaiono in tutta la loro chiarezza le criticità esistenti sul sito della discarica, avvalorando ulteriormente le preoccupazioni, più volte ribadite dal comitato dei cittadini;
nel parere finale si legge: «L'Inchiesta Pubblica è stata caratterizzata da una partecipazione attiva della popolazione che ha presentato non generiche osservazioni ma precise contestazioni di procedura sul processo autorizzativo, di contenuti dello SIA, di metodologia e di analisi del contesto e degli impatti, accompagnate da documenti tecnici ben strutturati, con la consegna di oltre 90 documenti per circa 1000 pagine. (...) Non pare pienamente soddisfacente la gestione dell'impianto nel nuovo progetto relativamente al lavaggio degli automezzi ed all'umidificazione dei rifiuti prima della loro copertura, emerge inoltre la mancanza diun'apposita area impermeabilizzata destinata allo stoccaggio temporaneo dei rifiuti in attesa dei risultati delle analisi. La cittadinanza ha sempre mostrato diffidenza sull'operato della Provincia in quanto ha evidenziato delle anomalie procedurali nelle precedenti autorizzazioni per la concessione dell'aumento dei codici CER conferibili (DD8523 del 22 febbraio 2001 e DD 8551 del 20 aprile 2001), e per la riclassificazione in"discarica per rifiuti non pericolosi" (DD 86340del 30 maggio 2007 e DD 8691 del 16 luglio 2007) escludendo il progetto dalla VIA in fase di verifica. La diffidenza sull'operato della Provincia viene accentuato durante lo svolgimento dell'Inchiesta dal rilascio della "proroga" sino a quota +25 con un procedimento ritenuto dai cittadini e dalle associazioni ambientaliste illegittimo, percorso diverso da quello intrapreso dalla Provincia di Lucca che ha invece rilasciato un'AIA per "modifiche sostanziali", ed in contrasto con l'approvazione del 1997 che non prevedeva lotti intermedi sino al completamento e proponendo di fatto un frazionamento del progetto che è vietato come riportato dalla Circolare del Ministero dell'Ambiente del7 ottobre 1996; del resto gli stessi non ritengono del tutto completa neanche la procedura utilizzata dalla Provincia di Lucca in quanto, a fronte di una modifica sostanziale, non è stata fatta né una procedura di verifica né una di VIA., considerato che la definizione di "modifica sostanziale" non appare distinta nella disciplina di tali procedure. Le autorizzazioni per il raggiungimento di quota +25 sono state giustificate dalla necessità di aiutare il comparto lapideo locale in un momento segnato da una forte crisi economica internazionale, ma è stato dimostrato che la discarica non è gestita in tale direzione. Nonostante tutti gli Enti interessati, le associazioni di categoria e la Ditta stessa pongono sempre come fondamentale fattore socioeconomico a favore dell'impianto la necessità di servire il comparto apuo-versiliese, è stato dimostrato dall'analisi dei MUD dei conferimenti 2008 che i rifiuti "locali", cioè provenienti dalle Province di Massa-Carrara e Lucca, conferiti in discarica sono solo una piccola parte: nel 2007, con la discarica del Brentino aperta, la marmettola locale è lo 0 per cento; nel 2008 solo il 38,8 per cento della marmettola complessiva è locale; nel 2008 solo l'11,4 per cento dell'amianto complessivo è locale; nel 2008 solo il 17,67 per cento dell'amianto viene dall'ATO Costa (compreso quello locale). Come si ricava dal nuovo progetto e dalle affermazioni della Ditta la marmettola sarà pari solo al 30/50 per cento del totale dei rifiuti conferiti. La parte di cittadini e comitati contrari alla discarica considera le varie autorizzazioni sino ad ora concesse, nonché la dichiarata necessità del comparto economico locale, un alibi utilizzato per realizzare forzatamente la discarica. Visione in qualche modo avvalorata dall'entità delle royalties pagate annualmente dai gestori: 220.000,00 €/anno con trattative in aumento al Comune di Montignoso; 50.000,00 €/anno più 0,76 €/ton (oltre 70.000,00 € nel 2008) alla società mista M.A.R. Srl che è la prima intestataria delle autorizzazioni; un fisso non ben quantificato alla proprietà Viti escavazioni. Dal punto di vista metodologico lo Studio di impatto ambientale - SIA presentato è basato su due assiomi: 1. La discarica è autorizzata per l'intero volume nel 1997 e quindi l'impianto è escluso dalla VIA; 2. Gli impatti sono già stati valutati nel 2007. La VIA deve valutare tutti i possibili impatti di un intervento, infatti come ben evidenziato dalle DGR 1068 e 1069 del 1999 (vedi note n. 27 e 28 del rapporto finale), non sono previste istruttorie distinte tra progetti nuovi ed esistenti, ed inoltre il progetto proposto non ha nulla a che vedere né con quello del 1997 che prevedeva il conferimento di sola marmettola, né con quello del 2007 che prevedeva solo il raggiungimento di quota +20 ed il conferimento di soli 5 codici CER. La posizione della Ditta, più volte ribadita, è che oggetto della VIA sono solo la risagomatura del profilo, i 15 nuovi codici CER e l'innalzamento di almeno tre volte di alcuni parametri della tab. 5 del decreto ministeriale 3 agosto 2005. A causa di questa erronea impostazione il SIA risulta carente sotto molti aspetti: 1. Mancano nel SIA i necessari riferimenti ai PTC delle due Province che la Ditta giustifica col fatto che nelle precedenti autorizzazioni le stesse non hanno sollevato obiezioni in merito alla coerenza con questi; 2. Manca nel SIA l'analisi della vincolistica esistente e la Ditta lo giustifica asserendo che le parti interessate da questa non sono oggetto di VIA. Di fatto si ha questa situazione: 1. È trascurato il Vincolo Idrogeologico ed erroneamente lo si accomuna ai vincoli del Piano di Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino Toscana Nord - PAI PFME4. 2. È trascurato il Vincolo del PAI PFME4 perché la Ditta asserisce che ne ha chiesto la deperimetrazione dal 2003, ma ad oggi questa non è stata formalizzata e quindi il vincolo è vigente. 3. Mancano nel SIA i riferimenti ai vincoli del PAI PIME e ASIP che interessano il tratto di SS1 Aurelia immediatamente antistante l'ingresso dell'impianto. 4. Manca la Valutazione di Incidenza sull'area protetta del Lago di Porta e la Ditta si giustifica asserendo che è stata presentata nel 2007 in occasione della precedente AIA. 5. Mancano nel SIA i riferimenti al Vincolo Archeologico sulla vicina "Torre Beltrame" e la Ditta si giustifica allegando il nullaosta rilasciato in occasione dell'AIA del 2007. 6. Manca un'indagine puntuale sui possibili inquinanti presenti nei 15 CER richiesti, tra cui figurano ancora dei codici a specchio, sulle loro possibili interazioni chimico-fisiche (la Ditta sostiene che non se ne possono sviluppare) e sugli ipotetici impatti che questi avrebbero sull'intorno, considerando che tutte le parti concordano sull'elevata fragilità idro-geo-morfologica dell'area. 7. Manca una vera identificazione dei possibili materiali di cui si chiede il conferimento che scenda più in dettaglio rispetto al semplice elenco dei codici CER, e lo dimostra il fatto che, contrariamente a quanto ritenuto possibile con le attuali prescrizioni della tab. 5 del decreto ministeriale 3 agosto 2005, sono già stati conferiti in discarica fanghi di dragaggio provenienti dal porto di La Spezia. È emerso un forte contrasto relativamente alla conformità urbanistica con gli strumenti vigenti dei due Comuni interessati che la Ditta risolve asserendo che non sta a questi stabilire quali rifiuti vanno conferiti in discarica perché ciò è di competenza della Provincia. Di fatto si ha questa situazione: 1. nel Comune di Montignoso la destinazione urbanistica prevede una discarica di sola marmettola come dimostra il Certificato di Destinazione Urbanistica - C.d.U.; 2. nel Comune di Pietrasanta il C.d.U. fa riferimento al solo PRG che prevede una destinazione compatibile mentre il recente Piano Strutturale approvato prevede una destinazione incompatibile di "area di recupero ambientale"; Il Sindaco di Montignoso si è espresso favorevolmente alla presenza di altri codici oltre alla marmettola solo se compatibili con il sito ed in una percentuale massima del 30 per cento sul totale dei conferimenti. Questo al fine di ottenere prezzi concorrenziali a favore degli industriali locali, ottenendo così un veloce completamento della discarica. La discarica deve rimanere al servizio dei rifiuti del lapideo del comprensorio apuo-versiliese e, in linea tendenziale, solo materiali compatibili con la fragilità ambientale e geologica del sito possono essere autorizzati oltre alla marmettola. Qualora la Provincia rilevi un'incongruenza nella destinazione urbanistica, dovrà essere la Provincia stessa a predisporre gli atti per promuovere un accordo di pianificazione e rendere conforme il sito; Il Vice Sindaco di Pietrasanta, confortato da un Atto di Giunta, dichiara che il Comune è favorevole al solo conferimento di marmettola. Questione molto dibattuta nel corso delle Udienze è stata quella relativa al rischio sismico ed alla possibile presenza di cavità carsiche. Rispetto agli elementi emersi dall'Inchiesta la questione resta controversa, infatti se da un lato non è dimostrato in modo definitivo il legame tra la esistenza della faglia attiva e eventuali effetti sismici e crolli per carsismo, dall'altro manca una valutazione inconfutabile che escluda del tutto tale criticità soprattutto inerente gli aspetti carsici. Il Comitato dei cittadini e le associazioni ambientaliste sono favorevoli alla realizzazione di una discarica di marmettola a servizio del solo comparto lapideo apuo-versiliese e sono assolutamente contrari all'aumento dei CER e dei limiti della tab. 5 del decreto ministeriale 3 agosto 2005. Alla luce di quanto sopra ritengo necessario per il caso in esame applicare quelle che sono le finalità di una Valutazione di impatto ambientale, cioè effettuare una valutazione complessiva degli impatti di un'opera in relazione alle specificità di un sito a prescindere dal fatto che si tratti di un'opera nuova o di una esistente; ciò è reso ancor più necessario nel caso in esame perché una specifica VIA non è mai stata effettuata. Il Presidente dell'Inchiesta Pubblica propone quindi all'autorità competente, in fase di sviluppo del procedimento di VIA e di emanazione del relativo provvedimento conclusivo, di valutare esplicitamente e puntualmente i motivi sopra esposti unitariamente ai contenuti del rapporto finale dell'Inchiesta, il tutto nel rispetto di quanto previsto dalla DGP n. GPA/23 6/2008 del 21 novembre 2008 e dalla LR 79/98»;
il documento relativo alle "osservazioni preliminari sulla caratterizzazione geologica del progetto di discarica in località Porta, Comune di Montignoso, Provincia di Massa Carrara" è stato redatto in base alla richiesta del dottor ingegner Dalle Mura pervenuta al Dipartimento di scienze della terra in data 26 maggio 2009;
la richiesta di rilascio delle osservazioni preliminari ha avuto parere positivo ed è stata regolarmente approvata nella seduta del consiglio del Dipartimento svoltosi in data 27 maggio 2009 con apposita delibera. L'intera procedura non è onerosa per i richiedenti;
considerato che, a parere degli interroganti:
relativamente al valore ambientale e vulnerabilità dell'area circostante, come riconosciuto in tutti i documenti, l'area si colloca in un ambiente particolarmente pregiato ed importante del punto vista ambientale. In particolare, la discarica ubicata all'interno della ex cava Viti si colloca a meno di 200 metri dall'area naturale protetta di interesse locale del lago di Porta. Va sottolineato che l'area posta immediatamente sia nord che ad ovest e a sud dell'area della ex cava Viti è caratterizzata da una elevata antropizzazione, con gli abitati di Massa, Marina di Massa, Marina dei Ronchi, Cinquale, Querceta e Forte dei Marmi. A questo si deve aggiungere che nell'acquifero ubicato nella pianura antistante l'ex cava Viti sono perforati i pozzi gestiti dalla società GAIA SpA che forniscono acqua agli acquedotti dei comuni di Montignoso, Seravezza e Pietrasanta e che sono ubicati a meno di 2 chilometri da essa. In definitiva, si può affermare che l'area immediatamente adiacente la discarica dell'ex cava Viti è costituita da un delicato ecosistema di grande pregio ambientale, mentre a distanza maggiore sono presenti sia aree fortemente antropizzate che un campo pozzi per uso degli acquedotti. Si tratta quindi di un'area sensibile che risulta contraddistinta da un'elevata vulnerabilità ambientale e sanitaria, legata ad una rapida diffusione di eventuali fluidi inquinanti, sia in superficie che in falda;
in riferimento alle caratteristiche geologiche del substrato, la formazione del calcare cavernoso è caratterizzata da un'elevata porosità primaria e cui si aggiunge una porosità secondaria determinata da un ben sviluppato sistema di fratture e di faglie, queste ultime marcate da fasce cataclastiche. Questa porosità secondaria interessa anche la formazione dei calcari e marne a rhaetavicula contorta. Da notare la presenza di faglie nell'area dove sarà realizzata la discarica. Va inoltre messo in evidenza che gli schemi strutturali (carta strutturale d'Italia, progetto geodinamica, CNR) segnalano la presenza nell'area immediatamente ad est dell'ex cava Viti di un sistema di faglie dirette ad andamento NNW-SSE che rappresentano il limite orientale del bacino neogenico di Viareggio. Nella sezione sismica della zona immediatamente ad est della cava si individua chiaramente una faglia diretta che disloca i depositi quaternari situata a poca distanza dalla zona della discarica. Questa osservazione autorizza a pensare che la faglia appartenga a un sistema ancora attivo, come potrebbero indicare gli epicentri di alcuni terremoti. In conclusione la discarica situata nell'ex cava Viti insiste su un substrato principalmente rappresentato dalla formazione del calcare cavernoso, che non solo è caratterizzata da un'elevata permeabilità dovuta a porosità sia primaria che secondaria, ma presenta, così come la formazione dei calcari e marne arhaetavicula contorta, pessime caratteristiche geomeccaniche dovuta alla presenza numerose superfici tettoniche che costituiscono importanti linee di debolezza capaci di essere riattivate grazie ad eventi naturali, come shock sismici. L'intera area circostante è inoltre caratterizzata dalla presenza di faglie dirette che appartengono al sistema che delimita il bacino di Viareggio e che in base alle evidenze geologiche e sismologiche possono essere considerate appartenenti a un sistema ancora attivo;
per quanto riguarda la sismicità storica e recente dell'area, nel caso di Montignoso, l'area, classificata in classe 3, è oggetto di una sismicità di energia bassa legata alle strutture distensive che bordano il lato occidentale delle Alpi apuane e che hanno consentito lo sviluppo di quello che in letteratura è noto come bacino di Viareggio. La località è però posta in vicinanza di una delle zone sismiche della Toscana a maggiore pericolosità sismica, vale a dire l'area della Lunigiana e della Garfagnana, dove storicamente si sono verificati terremoti distruttivi che hanno interessato anche Montignoso. Nel "Quadro della sismicità storica e strumentale - Andamento temporale della sismicità nell'area dal 1983 al 21 maggio 2009" sono riportati tutti gli eventi che ricadono all'interno di una distanza di 50 chilometri da Montignoso. A partire dall'aprile 2005 la rete nazionale consente di localizzare con maggiore precisione eventi di magnitudo molto bassa. Si tratta di oltre 1.330 eventi. L'evento di maggiore magnitudo è quello del 10 ottobre 1995 con epicentro nell'area di Fivizzano. Va ricordato inoltre lo sciame sismico durato diverse settimane nei primi mesi del 2012 con epicentri Lunigiana e Garfagnana ed il recentissimo sisma avvenuto con epicentro superficiale proprio nel territorio comunale montignosino di magnitudo 2.6. È quindi evidente come l'area di Montignoso si trovi in una zona interessata in epoca storica da una sequenza di terremoti che hanno raggiunto l'intensità dell'ottavo grado. Sono inoltre segnalati epicentri nell'antistante bacino di Viareggio, legate a faglie dirette attive come quelle segnalate dai profili sismici a poca distanza dall'area della discarica nell'ex cava Viti;
limitatamente alla pericolosità legata al cedimento di cavità carsiche (sinkhole), nell'area esistono importanti fenomenologie carsiche epigee ed ipogee, come cavità, doline e spianate. Nelle immediate vicinanze della ex cava Viti sono state infatti riconosciute e accatastate dalla Federazione speleologica toscana due cavità carsiche denominate "buca della Nonna" e "spelucola di Palatina" (accatastate con i n. 384 e n. 385 del catasto grotte della Federazione) che presentano sviluppi in verticale e in orizzontale. Inoltre evidenze di morfologie carsiche superficiali quali doline e spianate carsiche sono state riconosciute nel settore immediatamente a est dell'ex cava Viti, in particolare in località Palatina è presente una dolina profonda più di 4 metri con inghiottitoio. La presenza di forme carsiche comporta un'effettiva pericolosità dovuta alla possibilità di sviluppo di voragini in seguito al cedimento di cavità carsiche (sinkhole). Le cavità carsiche in rocce calcaree possono crollare improvvisamente, o spontaneamente o a causa di fenomeni naturali, come i terremoti. Va messo in evidenza che nella vicina Camaiore si è verificata nella notte tra il 14 ed il 15 ottobre 1995 l'apertura di una voragine (sinkhole) di circa 30 metri di diametro nel pieno centro urbano che ha provocato il disastroso sprofondamento di un fabbricato quadrifamiliare, nonché la grave lesione di altri 5 fabbricati circostanti, successivamente demoliti. La voragine si è aperta all'interno della formazione del calcare cavernoso. Non è superfluo notare che, una settimana prima del collasso, una scossa di terremoto del VII grado della scala Mercalli, con epicentro situato a circa 50 chilometri da Camaiore, ha interessato anche l'area in oggetto; è quindi probabile che lo shock sismico abbia innescato o accelerato (Buchignani ed altri 2008, "Environmental Geology", 53, 1037-1044) il fenomeno di collasso;
in merito alla connessione tra acquifero profondo e superficiale, sono stati individuati tre sistemi dal punto di vista idrogeologico: 1) un acquifero intercettato dai sondaggi effettuati a monte della cava, ubicato all'interno del substrato carbonatico, isotopicamente compatibile con una ricarica locale e caratterizzato da una composizione "bicarbonato-calcica"; 2) un acquifero che alimenta le sorgenti di Porta isotopicamente compatibile con una alimentazione con quota media di infiltrazione di 500-600 metri e caratterizzato da una composizione "solfato-calcica"; 3) un acquifero situato all'interno dei deposti alluvionali della pianura con caratteristiche piuttosto variabili e risultante dal miscelamento di più componenti. In questo contesto le sorgenti di Porta sono caratterizzate da portate cospicue durante tutto l'anno, ed una di esse presenta una temperatura costante di 17°C. Questo indica che questi sorgenti "sono alimentate sicuramente da un bacino idrogeologico molto più vasto, tramite i sistemi di fratture presenti nel complesso carbonatico". È quindi possibile ipotizzare una connessione tra i due acquiferi presenti nel substrato carbonatico. L'eventuale occorrenza di fughe di percolato verso l'acquifero carbonatico si ripercuoterebbe certamente anche sulle sorgenti di Porta e quindi sul sistema del lago di Porta;
considerato inoltre che:
nell'area il substrato è rappresentato da formazioni caratterizzate da elevata permeabilità e da cattive caratteristiche geomeccaniche, dovute alla presenza di numerose discontinuità di origine tettonica, come fratture e faglie, che rappresentano oggettive linee di debolezza;
in particolare, risulta rilevante la presenza di faglie che interessano direttamente la zona dove è ubicata la discarica. Nella zona in esame esiste un'effettiva pericolosità sismica come dimostrato dalla classificazione dell'area in esame in classe 3 e il verificarsi di terremoti di ottavo grado della scala Mercalli in periodo storico;
nella zona sono presenti forme carsiche epigee ed ipogee, in particolare sono segnalate cavità carsiche di un certo rilievo;
risulta inoltre evidente un collegamento tra la falda superficiale e quella profonda presenti nell'area circostante l'area dell'ex cava Viti;
date le caratteristiche del substrato e alla presenza di cavità carsiche, gli effetti di un terremoto potrebbero avere significative ripercussione anche nella zona della discarica;
è quindi plausibile che, in presenza di un terremoto, si possa verificare una rottura dello strato impermeabilizzante con infiltrazione di percolato nel substrato che, in base alle evidenze degli studi condotti, potrebbe entrare in diretto contatto con la falda sia superficiale che profonda;
questo inquinamento potrebbe colpire una zona particolarmente vulnerabile dal punto di vista ambientale e fortemente antropizzata;
a parere degli interroganti, il parere dal punto di vista della caratterizzazione geologica sulla fattibilità del progetto è negativo;
è tuttora pendente un ricorso in appello al Consiglio di Stato per la riformulazione della sentenza di respingimento della richiesta di annullamento della determinazione dirigenziale di riclassificazione della discarica;
sono state inoltre impugnate presso il TAR, tuttora pendenti, le autorizzazioni integrate ambientali rilasciate in conclusione del procedimento di VIA del 2009, nonché ulteriori provvedimenti di estensione delle tipologie di rifiuto conferibili, rilasciati dalle Province di Massa Carrara e di Lucca, sostanziando nuovamente l'illegittima prassi del frazionamento del progetto, con un chiaro intento depotenziante delle procedure di VIA o di verifica;
a parere degli interroganti è importante menzionare un importante documento dell'ARPAT, Dipartimento di Massa Carrara (n. prot. 72669 del 7 ottobre 2010), successivo rispetto all'inchiesta pubblica, che analizza le varie tipologie di rifiuto già autorizzare e quelle richieste in estensione dal gestore della discarica. Ebbene, oltre ad emergere l'insufficienza del materiale descrittivo prodotto per alcune tipologie, vengono evidenziati i rischi connessi alla pericolosità di alcuni codici (ovvero i "codici specchio") in quanto aventi classi di pericolosità H13 con propensione ad H4 (irritante) e H8 (corrosivo) a causa dei livelli estremi del pH dei materiali e della natura "non inerte" e quindi chimicamente attiva dei rifiuti poi parzialmente autorizzati. Altra questione, legata all'attività chimica residuale, riguarda la possibilità di innesco di reazioni esotermiche le quali potrebbero compromettere le membrane plastiche di impermeabilizzazione del sito. Nella fase di inchiesta pubblica era stato chiesto il certificato di tenuta termica di tali membrane ma non è stato mai prodotto dal gestore-proponente,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno, alla luce sia dell'improvvisamente convulso iter autorizzativo sia delle appurate caratteristiche geo-morfologiche del sito, che nel decreto legislativo n. 36 del 2003 determinano fattori escludenti per la localizzazione di discariche, e vista la poca sensibilità delle amministrazioni locali, intervenire per quanto di competenza al fine di: accertare la non rilevanza delle evidenze tecnico-scientifiche riportate; confermare, o meno, le disattese indicazioni emanate nel 2003 e nel 2007 riguardo all'ex cava Fornace; escludere i rischi e le oggettive preoccupazioni per la pubblica salute ed incolumità; tutelare l'ecosistema del lago di Porta; riportare a condizioni di imparzialità, legalità e buon andamento la gestione della discarica di Montignoso.

giovedì 20 febbraio 2014

Le bugie di renzi.... Numero 1



ABOLIAMO IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI

Il testo, com’è noto, è pieno di norme frutto di accordi di comodo scaturiti in commissione Affari costituzionali: fu modificato dai capigruppo Gelmini e Fiano quando c’era ancora il Pdl ma Forza Italia già era nell’aria. Ecco perché i 5 stelle ieri declamavano modifiche “di buon senso” che, se approvate, avrebbero reso meno “truffaldino” il provvedimento. Tipo: abolizione immediata di tutte le forme di finanziamento ai partiti (che invece restano fino al 2017), tetto massimo per le erogazioni liberali a 30 mila euro (ora invece sono oltre i 110), cassa integrazione per dipendenti di partito limitata al biennio 2014-2015 e non a vita (come è ora) e nessuna agevolazione di tariffa postale per chiedere il 2 per mille ai cittadini (il costo stimato, solo per il 2014, è di 9 milioni di euro). Nessuna di queste proposte sarà possibile discutere nella seduta fiume che, alla fine, consentirà di approvare in via definitiva il dl entro stasera o al massimo domani mattina. Poi, ovviamente, se ne riparlerà “in un momento politico diverso…”. Incidente permettendo.
il fatto quotidiano 20 febbraio 2014


“Tacciateci di populismo, qualunquismo, demagogia. Ma noi vogliamo l’abrogazione immediata del finanziamento pubblico essendo affezionati al responso referendario. Vogliamo porre tetti rigorosi e autentici alle donazioni private per non regalare la politica al potere delle lobby. Vogliamo – dicono i deputati 5 Stelle – eliminare nel tempo la cassa integrazione riservata per sempre al personale dipendente delle forze politiche, fonte di discriminazione verso tutti i lavoratori di realtà produttive privi di ammortizzatori sociali. E vogliamo la restituzione integrale dei 2,7 miliardi di europercepiti illegittimamente a spese dei cittadini a partire dal 1994, alcuni dei quali impiegati per sprechi inauditi degni dei vizi peggiori del genere umano. Vogliamo gridarlo a Matteo Renzi che senza pudore mente sostenendo che oggi le sovvenzioni statali vengono abrogate”.

venerdì 7 febbraio 2014

Quando Augias si sbugiarda!!!

Mi perdoni Augias, ma lo ha anche ripetuto più di una volta... Forse e dico forse smentirsi in diretta tv, davanti a milioni di italiani, è un potenziale segno di alzheimer o berlusconite...




(Invito tutti a non inserire commenti offensivi!!!)


giovedì 6 febbraio 2014

Udienza del processo contro Tev-Veolia

Giovedì 6 febbraio alle ore 15 presso il tribunale di Lucca, ci sarà una nuova udienza del processo contro Tev-Veolia gestore dell’inceneritore di Falascaia (Pietrasanta).
Le accuse parlano di sversamento volontario di acque inquinate anche da diossina nel torrente Baccatoio (3700 tonnellate)
Tracce di diossina sono state trovate anche alla foce del fiume Motroni (a 3 km dall’impianto).
Dalle prime testimonianze emerge un’insufficiente dimensionamento del depuratore, per cui  le acque venivano scaricate direttamente sia nel torrente Baccatoio che nel rio Carraietta.
Secondo gli inquirenti almeno 900 mila tonnellate di liquidi contaminati sono stati smaltiti nei depuratori di Querceta, Pietrasanta e Camaiore.
Depuratori gestiti da Gaia, parte lesa nel processo, che però non si è voluta costituire parte civile.
Durante l’udienza del 6 febbraio sarà ascoltato come testimone un rappresentante dei comitati che con la loro battaglia hanno permesso la chiusura dell’impianto.
E’ importante la presenza dei cittadini, per dimostrare che la Versilia non dimentica e vuole giustizia.
Noi ci saremo, se vuoi andare con noi, partiamo da Viareggio, alle 13,30  dal parcheggio posto sulla Via Aurelia, quartiere Marco Polo, davanti al campo da calcio.

RETE AMBIENTALE DELLA VERSILIA

L'onestà tornerà di moda!!!

Gli attivisti della Versilia sono indignati, disgustati e molto arrabbiati per l'aggressione contro i nostri portavoce e condannano l'inqualificabile gesto di malmenare, picchiare e spintonare una nostra Parlamentare.
Vogliamo farvi sentire tutta la nostra solidarietà, il nostro affetto e la nostra amicizia.
Quello che fanno a voi ogni giorno è come se venisse fatto a tutti noi cittadini, riempiti per anni di bugie e tenuti lontani dal Parlamento, per far si che "lor signori" esercitassero i loro comodi giochi di potere.
Lo schiaffo dato a Loredana è stato dato a tutti noi, la vostra rabbia è la nostra rabbia.
Sappiamo bene che di fronte al quotidiano mercimonio della democrazia, allo stravolgimento delle fondamentali regole di civiltà e giustizia ed all'ipocrisia generale, si deve urlare forte l'indignazione e lo schifo di dover sopportare, subendo soprusi di tutti i tipi, potendo confidare solo nella forza delle proprie idee, che vengono boicottate e travisate, con tutti i mezzi, dai pennivendoli di regime.
Le televisioni, i telegiornali di tutti i canali non smettono di descrivervi come carnefici, come la causa di tutti i mali, continuando a manipolare le menti del popolo. Un popolo assuefatto dalle immagini, abituato e dipendente dalla cattiva informazione che la tv e la stampa distribuisce in ogni istante. 
Voi in ogni momento combattete per il nostro futuro, noi vi ringraziamo e faremo di tutto perché questa situazione cambi!
Sempre al vostro fianco, l'onestà tornerà di moda. 
Meetup Versilia Storica


Rosy Bindi sulle ultime mosse del PD


Rosy Bindi sottolinea che con il testo della legge elettorale presentata da Rensi/Berlusconi potrebbero esserci problemi di costituzionalità ed ammette che anche questa volta Berlusconi è stato "resuscitato"....

Nota Importante: Rosy Bindi è del PD!!!

Laura Boldrini Mente sapendo di Mentire!!!



Un grande Di Maio risponde punto su punto alle fandonie raccontate dalla Boldrini a "Che tempo che fa"

martedì 4 febbraio 2014

Grazie ai veri giornalisti!!

Gli insulti e le volgarità targati 5 Stelle – scrive Marco Travaglio – sono noti e arcinoti, anche perché giornali e tv non perdono l’occasione per amplificarli e, talvolta, ingigantirli. O, quando non ci sono, inventarli. Molto meno noti sono gli insulti, le volgarità, le falsità e le calunnie subiti dai 5 Stelle, che passano quasi sempre sotto silenzio. E nel suo editoriale Marco Travaglio ne fà un lungo elenco: "Fascisti", "Nazisti", "Pedofili", "Terroristi", "Coglioni", "Vigliacchi", "Ladri", "Affamatori del popolo", "Razzisti", "Impostori", "Sfigati", "Maiali", "Rottinculo", "Merde & C.", "Bagasce", insulti provenienti da tutti i giornali, da L'Unità a Il Giornale, da Repubblica a Libero, da Il foglio al Corriere. Con tanto di nome e cognome del giornalista "colpevole" e data dell'uscita in edicola. A rincarare la dose arriva anche Enrico Mentana: "Come tutti sanno io non voto, e ho improntato il mio TG alla massima libertà. Non faccio TeleRenzi o TeleGrillo: dò spazio agli argomenti di un movimento che ha preso milioni e milioni di voti. Il problema sono gli altri: trattano i grillini come trattavano un tempo la Lega, hanno la consegna che non bisogna parlarne e non ne parlano. Questo sì che è fascismo. Non quello dei grillini"

sabato 1 febbraio 2014

Imposimato su Bankitalia e Maggioranza

La legge di conversione del decreto legge IMU Bankitalia appare incostituzionale. Anzitutto vi è stata violazione del diritto della opposizione del M5S di svolgere le proprie ragioni opponendosi al provvedimento, secondo le regole della Costituzione e il regolamento della Camera. La cd tagliola è incostituzionale, perchè elimina il diritto della opposizione di motivare il suo voto contrario. La opposizione è parte essenziale della democrazia , i cui diritti vanno rispettati.
Diversamente siamo in una situazione di regime cioè di dittatura della maggioranza. E stupisce che alcuni dei guardiani della Costituzione tacciano su questo aspetto gravissimo del vero e proprio colpo di mano del Presidente della Camera Laura Boldrini che ha impedito al M5S di motivare la sua opposizione sacrosanta di fronte a dl illegittimo, per difetto, almeno in parte, del requisito di necessità e urgenza . Ma illegittimo anche in relazione al diritto dovere di spiegare le ragioni del no rispetto ad un decreto che prevede una spesa enorme e affronta temi gravi e complessi, di cui il popolo ignora il contenuto reale.
La Presidente della Camera sa che la democrazia non dà tutto il potere a nessuno, ma lo distribuisce variamente a maggioranza e minoranza , che trapassano l’una nell’altra proprio perchè, come insegna Aristotele, l’alternanza è l’essenza della democrazia e prova della libertà. “Nel contesto costituzionale , tirannide della maggioranza è violare, legiferando e governando, i diritti della minoranza”, insegna Giovanni Sartori. Per cui la legge di conversione approvata il 29 gennaio è incostituzionale . Inoltre la parte del decreto legge IMUBankitalia che riguarda la cd ricapitalizzazione di Bankitalia per 7.5 miliardi di euro si tradurrà nel finanziamento illecito , attraverso Bankitalia , di istituti di credito in crisi, cioè in una donazione di enormi somme di denaro alle banche azioniste che controllano Bankitalia.
Che sono Intesa San Paolo (42%), Unicredit (22,11%), MPS (4,60%), INPS (5.00 %), Carige ( 4,03%) e altre banche . Questa parte del dl , che riguarda Bankitalia, sembra del tutto estranea al DL sull’ IMU, che è imposta sulla prima casa, per la quale poteva essere giustificata la situazione straordinaria di necessità e urgenza ex art 77 sec comma della Costituz. Situazione che non si giustifica con la “ricapitalizzazione”, di Bankitalia. La verità è che l’Italia con 1,7 trilioni di euro di debito versa in uno stato di disperazione. E se fino ad oggi la BCE ha comprato titoli italiani alleggerendo la pressione sul debito, per l’avvenire la BCE non potrà più continuare a comperare i titoli . Nel 2014 le banche italiane dovranno ridurre l’acquisto del debito italiano, ma i nodi sono venuti al pettine.
I soldi le banche li hanno ottenuti attraverso il decreto IMUBANKITALIA a spese dei cittadini su cui graverà il costo finale di questa operazione. Si tratta di un decreto truffa che vuole cose diverse da quelle che dice: apparentemente ricapitalizzare Bankitalia, che dovrebbe essere patrimonio degli italiani, invece vuole finanziare le banche in crisi , ex banche pubbliche divenute private, che controllano Bankitalia , di cui sono proprietarie. Questo è il problema. Che fare? La prima cosa è che il Presidente della Repubblica ai sensi dell’art 74 della Costituzione , prima di promulgare la legge di conversione , chieda con messaggio motivato alle Camere, una nuova deliberazione ( art 74 Costituzione), e come ha già rilevato in relazione al decreto milleproroghe, chieda lo stralcio dei due provvedimenti . Ma questo è il primo passo da compiere, a mio modesto avviso. Poi in sede di applicazione del decreto IMU, si potrà eccepire davanti al giudice la incostituzionalità della legge di conversione. Purtroppo i cittadini non possono adire direttamente la Corte Costituzionale”. Così Ferdinando Imposimato in una nota.